Testimonianza di Luciano Santin (mio nonno)
Agli inizi dell '800 il comune di Villadossola era un territorio la cui popolazione si dedicava prevalentemente all'agricoltura e alla pastorizia montana di piccole dimensioni. Il territorio, per le sue caratteristiche, aveva grandi possibilità d'industrializzazione: vi era abbondanza d' acqua per la produzione di energia elettrica, di boschi per la produzione di carbone e di minerali ferrosi.
È grazie a queste particolarità che la famiglia Ceretti, nel 1804, si spostò dalla Valle Antrona a Villadossola per costruire il primo piccolo insediamento con un forno ed un maglio per la lavorazione della ghisa che veniva prodotta a Viganella.
In ricordo di quel primo maglio, la zona di Villadossola che lo ospitò porta ancora oggi il nome di Maglietto.
Col passare degli anni venne modificato il letto del torrente Ovesca per consentire la costruzione della linea ferroviaria che collegava Novara al Sempione. La possibilità di sfruttare l'energia idroelettrica e il collegamento ferroviario favorirono lo sviluppo della nuova industria che sorse nella zona bonificata e che, oltre alla lavorazione della ghisa, si era ampliata con altre produzioni: bulloneria, laminazioni a caldo di ferro e acciaio e fonderia. Questo sviluppo dell'attività lavorativa richiamò la manodopera anche da altre regioni d'Italia, come Romagna e Veneto.
Nel tempo lo spostamento della fonderia in una struttura vicino alla stazione rappresentò un ulteriore ampliamento dell'attività lavorativa. Per agevolare lo scambio di merci tra i due stabilimenti venne costruita un tratto di linea tramviaria sul quale viaggiava un locomotore elettrico per trasportare i materiali dalla fonderia al laminatoio.
A quei tempi Villadossola era chiamata "La piccola Manchester"
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